Le leggende di Granada

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Le leggende di Granada
Le leggende di Granada

Vuoi scoprire le leggende di Granada?

Come ogni importante città d’arte, anche Granada possiede le storie e antiche leggende tramandate di generazione in generazione che la rendono una location dal fascino suggestivo.

Le leggende di Granada. Scopriamole.

La Leggenda del Sospiro del Moro

Secondo la leggenda l’ultimo re dei Mori a Granada, il pacifista Boabdil (Abu Mohamed Abdalahyah), si arrese al re Ferdinando e la regina Isabella di Spagna nel 1492 senza combattere. In seguito alla vittoria, i Re Cattolici strapparono l’ultimo fortino alla dominazione musulmana e il re moresco e tutto il suo entourage furono banditi da Granada. La leggenda racconta che alla consegna della città nelle mani del Re Ferdinando, Boabdil scoppiò a piangere, tanto che sua madre, Ayesha, colta da sorpresa e furia, lo rimproverò esclamando: “Piangi come una donna per quello che non hai saputo difendere come uomo“. Quando dalla cima di una montagna poco lontano Boabdil si fermò per guardare un’ultima volta la città perduta, sospirò (Il sospiro del Moro).

Guarda il quadro Il Suspiro del Moro (collezione privata, 1879-1892) Olio su tela

La Leggenda dell’Orologio solare

Un altra delle leggende più famose di Granada è basata nel considerare il complesso dell’Alhambra come un grande orologio solare. Secondo la leggenda il monumento sarebbe simile ad una meridiana in grado di calcolare il passare delle ore del giorno attraverso l’analis della luce solare riflessa sulle sue mura. Soprattutto a mezzogiorno, è possibile apprezzare come le stanze siano completamente divise a metà grazie all’effetto che l’ombra proietta su di esse.

Sala dei Abencerrajes

Il nome della sala prende il nome da una tragica leggenda in cui 36 membri della famiglia nobile di Abencerraje furono invitati a un banchetto nel palazzo del sultano Abu Al-Hassan (il padre di Boabdil). Il sultano voleva vendicarsi dopo aver scoperto che Hamet, il capo della famiglia Abencerraje, stava corteggiando Soraya, la sua concubina preferita. Durante il banchetto, fece entrare le sue guardie nella stanza e fece tagliare la gola di tutti i membri della famiglia, gettando poi le teste delle vittime nelle fontane. La leggenda vuole che la macchia visibile oggi sul fondo delle fontane sia il sangue delle vittime rimasto come ricordo permanente dell’orribile massacro.

La leggenda della sedia del Moro 

La leggenda racconta che la cattiva condotta del re Boabdil portò ad un’importante ammutinamento a Granada. Per scampare alla ribellione del popolo, il re non ebbe altra scelta che rifugiarsi su una collina vicina. Dalla sua sommità seguì l’evoluzione degli eventi rivoluzionari seduto su una sedia. Da qui la leggenda della sedia del Moro (la Silla del Moro).

La Leggenda dell’Incantesimo del Soldato

Don Vicente era uno studente di Salamanca, che amava viaggiare durante l’estate  suonando la chitarra nei villaggi e guadagnando soldi con le sue canzoni. Arrivato a Granada alla vigilia del giorno di San Giovanni incontrò un soldato di guardia. Don Vicente gli chiese chi era e il soldato rispose che era stato fatto prigioniero in un attacco contro i Mori 300 anni prima. Gli raccontò inoltre di essere stato vittima di un incantesimo che lo costringeva a custodire il tesoro dei musulmani nei confronti dei cristiani. L’incantesimo permetteva a chiunque di vederlo e liberarlo solo temporaneamente una volta ogni 100 anni, appunto alla vigilia del giorno di San Giovanni. Il disperato soldato promise a don Vicente metà del tesoro in cambio del suo aiuto. La sua missione era trovare un sacerdote a digiuno per liberarlo dall’incantesimo e una fanciulla pura per aprire lo scrigno del tesoro. Don Vicente uscì per cercare aiuto e trovò una ragazza casta e un sacerdote dall’appetito insaziabile. Il sacerdote doveva fare del suo meglio per ignorare il suo appetito. Una volta che don Vicente, il sacerdote e la ragazza arrivarono ai piedi della torre, apparve la cripta. Don Vicente cominciò a riempire le sue tasche d’oro, il sacerdote ghiotto a mangiare la frutta. La notte di San Giovanni era finita, ma l’incantesimo non era stato annullato (Il sacerdote aveva mangiato troppo presto). Secondo la leggenda, il soldato è ancora prigioniero nella torre e lo si può ammirare a guardia del Tesoro dell’Alhambra.

La casita de muñecas’ del Paseo de los Tristes

Lungo il Paseo de los Tristes, dall’altra parte del fiume c’è un edificio che alcuni chiamano Hotel del Reuma ed altri lo descrivono come la tipica casa delle bambole. La verità è che questo luogo curioso fu costruito nel 1910  su una ex fabbrica di vimini. Battezzato con il nome di ‘Hotel Bosques de la Alhambra‘, oggi si pensa sia infestato. L’hotel fu chiuso nel 1916, perché trovandosi nel bosco dell’Alhambra vicino al fiume Darro, era pieno di umidità. Qualcuno pensò che un luogo con condizioni ambientali così sfavorevoli poteva essere trasformato in un ospedale. Le leggende dicono Manuel de Falla e Federico García Lorca trascorsero molti pomeriggi d’estate in questo palazzo. Negli anni ’40 una congregazione di massoni rilevò il vecchio albergo che ora è inabitato. Ma la leggenda continua… Alcuni sostengono che durante le notti sia possibile vedere gli antichi spiriti dei pazienti che vi morirono.

Leggenda del Patio de los Leones

La leggenda narra che una volta, molti anni fa, c’era una principessa araba di nome Zaira. Era bella, intelligente e sensibile, al contrario di suo padre il re che era freddo, crudele, malvagio e taccagno. Una volta i due si recarono a Granada per un breve soggiorno all’Alhambra. La principessa era così entusiasta di mettere piede a Granada che tutto le sembrava un sogno. Zaira si sentiva più granadina che africana, perché il suo paese le sembrava l’inferno. Ma l’odio del re era tale che le proibì di uscire per le strade e di relazionarsi con la gente. La sua unica compagnia era un talismano e passava la maggior parte del suo tempo in un cortile dell’Alhambra. Un giorno un ragazzo saltò il recinto e le disse che l’aveva vista dall’esterno e la amava molto. La principessa lo esortò ad andarsene, perché se suo padre lo avesse scoperto, non avrebbe esitato a tagliargli la testa. Zaira e Arthur si incontrarono di nuovo, ma il re lo vide e lo rinchiuse nelle prigioni. Poco dopo la principessa, disperata perché l’amato poteva morire, trovò il diario del padre in una stanza. Pensava che non avrebbe dovuto leggerlo, ma qualcosa al suo interno la spinse ad aprirlo. In una delle pagine, che era stata scritta quando la principessa aveva solo un anno, diceva: “Ho già ucciso il re e la regina. Ho avuto pietà della principessa Zaira. Grazie ai miei undici uomini, sono riuscito ad occupare il trono, ora lei crederà che io sono io suo padre. Spero che la principessa non capirà mai la maledizione del suo talismano”. Zaira, confusa, chiamò il re e i suoi undici uomini e li riunì nel cortile dove passava le ore. Chiese al re se ciò fosse vero. Il re, convinto che con i suoi undici uomini al fianco nessuno avrebbe potuto toccarlo, le disse la verità. Zaira ricordò che sua madre aveva fatto una maledizione sul talismano e che il giorno in cui Zaira avesse scoperto la verità, qualcosa di terribile sarebbe successo al re e ai suoi undici uomini. In quel momento l’amuleto si attivò. Zaira provò la rabbia di un leone e il talismano trasformò il re e i suoi undici uomini in leoni di pietra. Da allora, quel cortile dove Zaira trascorse lunghe ore è conosciuto come “Patio de los Leones” e la sua fontana possiede dodici leoni intorno ad essa, che sono il re e i suoi undici uomini trasformati in statue a custodia eterna del cortile.

La leggenda della Porta della Giustizia

Una leggenda racconta che la costruzione dell’Alhambra era così forte che, anche con un attacco di mille eserciti nemici, non sarebbe mai caduta. Il giorno in cui la chiave dell’arco interno della Porta di giustizia e la mano raffigurata nel suo arco esterno si fossero unite, l’Alhambra sarebbe caduta e sarebbe arrivata fine del mondo. Un’altra leggenda narra che fu tale la magnificenza di questo ingresso all’Alhambra, che nessun cavaliere a cavallo con la sua lancia, avrebbe potuto toccarla. Erano così sicuri di questo, che in realtà chiunque avrebbe potuto riuscirci conquistando senza problemi il trono dell’Alhambra.